lunedì 26 febbraio 2007

Oltraggio a Qwert Yuiop, ovvero L'orripilante caotico cartaceo


(lunedì 3 luglio 2006, copyright Ore Piccole)


Ormai accade che, da quando l’ho resa immortale con la recensione di Buttafuoco, Snupi mi chiama a tutte le ore, anche alle undici di sera quando si presume che le filosofe dormano, anche nel cuore del mattino, anche e perfino sul cellulare che prende a stento mentre sono al pub a vedere Inghilterra-Portogallo, intento a cantare God Save the Queen in piedi sulla seggiola e circondato da birre chiare e cameriere more, poiché chez moi non c’è decoder né alcol né donna. Ormai accade che Snupi paghi apposta la Vodafone per interrompere il sacro rito fotballistico e domandarmi d’amblé: “Ma Veronesi l’hai letto, tu?”, domanda caudata in cui il tu interrogativo presuppone ignoranza (mia), delusione (sua), celebrità (di Veronesi), inevitabilità (della lettura), conclusione (della partita in santa pace).
Gurrado: “’Sta minchia che l’ho letto, ho solo dato un’occhiata, anche perché a stento ho avuto il tempo di vedere Tunisia-Arabia Saudita senza nemmeno sapere per chi tifare visto che nemmanco l’arbitro era papista.” Snupi: “Smettila di fare il gesuita e stammi a sentire.” G: “Domenicano.” S: “Gesuita. Il fatto si è che fra poco decideranno il Premio Strega ed è capace che lo vinca Veronesi.” G: “Chi, quello che si mangia gli embrioni?” S: “Macché, un giovanotto tutto jeansato dallo sguardo languido, l’occhio sinistro più grande del destro, la basetta scesa e il capello mosso, insomma un figo da panico che appena ho smesso di guardare la quarta di copertina per leggere la terza ho scoperto che ha quarantasette anni e m’è venuto da piangere.” (Gurrado pronunzia frasi indiscernibili all’indirizzo di Sven Goran Eriksson che col po’ po’ di centrocampo che si ritrova ha deciso di abbandonare il quattro-quattro-due per meglio suicidarsi). S: “Ma mi ascolti? Fra l’altro ho appreso non solo la vera età di Sandro Veronesi, al quale lascerei volentieri il mio numero di telefono e fors’anche di conto corrente, ma pure che ha pubblicato un fottio di libri con Mondadori, Feltrinelli, Bompiani, Bompiani, Bompiani, Bomp…” G: “Ho capito, Bompiani, e magari ha pure vinto il premio Campiello”. S: “E certo, e pure il premio Repaci.” G (singhiozza): “Non sarò mai nessuno. Me tapino.”
S: “Cazzi tuoi. E vedrai che vincerà anche lo Strega, nonostante la rossa Rossanda; il perché si capisce già dalla copertina.” G: “Che giorno è oggi, scusa?” S: “Sabato, giudeo mancato e antisemita che non sei altro.” G: “Ecco, stamattina sul Foglio Edoardo Camurri ha detto che la copertina somiglia a un pacchetto di sigarette. Solo, ha mancato di aggiungere, che invece di Il Fumo Uccide c’è scritto Caos Calmo.” S: “Sarà stato suggestionato dall’omonimia con l’oncologo, o dal gran numero di sigarette che il protagonista, questo Pietro Paladini, fuma per dimenticare l’incomprensibile morte della moglie, la quale un bel giorno sconocchia mentre serve il pranzo in tavola e il marito non c’è perché sta salvando una signora dall’annegamento.” G: “Questa mi pare di averla letta sul Corriere Magazine o cose del genere qualche tempo fa: la ricca bonazza, l’aitante giovanotto jeansato dallo sguardo languido, l’abbraccio salvifico che la riporta a riva, l’ineludibile erezione contro le chiappe, il rimorso di coscienza.” S: “Giusto. Infatti Veronesi è ossessionato dal senso di colpa e si chiede in un punto strategico - pagina 333, fine del ventinovesimo capitolo: Perché continuo ad arraparmi invece di soffrire?” G: “Bravo, mo arriva lui. È la domanda su cui si fondano secoli di cattolicesimo.” S: “Ma di cattolicesimo ce n’è e come, e pure di ebraismo. Nella fusione fra due enormi holding, a una delle quale appartiene questo Pietro Pasolino e che fa da sfondo alla tragedia personale, cooperano e competono i due capatazzi, un ebreo che si scaccola e un fervente chiesastico. L’idea geniale che nella trama viene messa in bocca a un tale che di cognome fa Seth, anzi Enoch, e che invece è palpabile che è venuta a Veronesi il quale attrubendola ad altri può lodare senza vergogna la propria stessa genialità, e può anche darsi che abbia letto Max Weber, Die protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus…” (Gurrado emette consonanti lamentose nel momento in cui viene espulso Wayne Rooney) S: “Stavo dicendo, l’idea è che la fusione non vada gestita seguendo la falsariga ebraica del Dio geloso che punisce fino all’ennesima generazione, bensì quella cattolica - dice proprio così a pagina 269, canone cattolico, non cristiano - della Trinità beata, luce sapienza amore, così che sia necessario il sacrificio di uno dei tre, anzi dice del figlio di uno dei tre, per riscuotere successo. L’idea è tanto geniale che viene ripetuta due volte.”
G: “Quindi Sandro Veronesi è il nuovo Tertulliano. Leggevo fra l’altro, per quel che possa ricordare a memoria del Foglio mentre Peter Crouch è appena entrato in campo ma già sembra indistinguibile da Piero Fassino, che secondo Camurri l’intero romanzo è scritto con una sorta di terminologia internautica, anzi lui lo paragona a un’enorme mail che pubblicizza cose che non ci interessano (il Viagra, nel mio caso), insomma quattrocento e rotte pagine di spam.” S: “Non ha tutti i torti, questo Camorra, infatti ora che mi illumini e mi ci fai pensare il romanzo ha un’andatura blogghistica, come se fosse stato battuto - evidentemente non è un romanzo scritto a mano - con compiaciuta furia in una sterminata pausa pranzo. Pensa alle scelte lessicali, solo nella prima pagina, che per fortuna porta già il numero 11: Ci siamo fatti prestare le tavole da due pischelli, (…) Carlo più aggressivo e spericolato, ululante, tatuato, obsoleto, col capello lungo al vento e l’orecchino che sbrilluccicava al sole (…) come ai tempi dei formidabili scazzi giovanili…” G: “Frena frena frena: va avanti così per quattrocentocinquanta pagine?” S: “Quattrocentocinquantuno. Se non che il computer è ovunque, in questo romanzo wireless, dal palmare di Paolo Paperino, che passa il tempo a numerare le occorrenze su Google di nomi vari e del titolo del romanzo stesso (“quiet chaos”, sono 2180) e così si frega una paginetta, al dattiloscritto che gli presenta Matusalemme, no, Enoch di cui sopra, che Veronesi riproduce fedelmente in Arial mentre il protagonista se ne lamenta: C’è chi scrive in Arial, nel mondo.” G: “Io scrivo in Garamooooooooooooooooooooooooooooond” (Gurrado prolunga la o accompagnando una palla che rotola troppo vicino alla porta inglese).
S: “Soprattutto, nel computer ci sono le mail. Il protagonista vedovo ne legge due, ovviamente spiandole alla moglie interrata, anche qui riproducendole con l’allineamento a destra e l’orrendo segno > prima di ogni riga, che rende oggettivamente impossibile leggere alcunché e perfino la già illeggibile mail di tredici pagine che costituisce l’intero dodicesimo capitolo e che fa venir voglia di chiudere il libro incollandone i bordi col Saratoga silicone sigillante. Il mittente, che è l’autore del libro che Pietro Pisellino legge reiteratamente alla figlia decenne e quindi per certi versi è il vice alter ego di Veronesi, come se non bastasse scrive da un indirizzo assurdo, qwertyuiop@flashnet.it…” G: “Ti sei accorta che è una citazione?” S: “No, pensi che se ne sia accorto lui?” G: “Indubbiamente, perché si tratta della fila alta di lettere sulla tastiera pari pari, tanto che l’inarrivabile Anthony Burgess, che ad essa e ai propri polpastrelli doveva ogni avere, vent’anni fa pubblicò una raccolta di articoli dedicandole il titolo, Homage to Qwert Yuiop” S: “Me ne sfanculo, fammi finire!” G: “Fammi finire tu: l’edizione americana si intitola invece Ma le bionde preferiscono gli uomini?, questo per amor di completezza bibliografica”.
S: “Smettila di parlare di Burgess una volta tanto che ho trovato un autore che non hai letto e sul quale non puoi scassare la sarmenghia. Rispondi, piuttosto: leggendo un romanzo ti sei mai chiesto per quale partito voti ogni personaggio?” (Gurrado intona Rule Britannia, Britannia rules the waves ma si interrompe per ruttare al passaggio di una cameriera col piercing) S: “Lo prendo come un no. La mia domanda è sorta spontanea, invece, arrivata a pagina tredici, sarebbe a dire la terza, quando appare uno strano uomo, allampanato e rosso di capelli, intento a gettare goffamente verso il largo una cima cortissima, mentre le persone da salvare distano per lo meno trenta metri; quest’uomo urla al supereroe jeansato di non andare, ché rischia di restarci pure lui, e per tutta risposta Pietro Pedalino si sente di nuovo invincibile, e ringiovanito si lancia a fare ciò che mai avrebbe potuto il timoroso imbecille, lo chiama proprio così, con la corda. Allora mi sono fermata e mi son chiesta: stante che il protagonista vota come l’autore, per chi vota questo fugace coglione?” G: “Portoghesi di merda, vi sommerga il mare Oceano!”
S: “Fingo di non aver sentito. È bastata una notte insonne e son venuta a capo dell’arcano: Mister Cordicella vota Berlusconi.” G: “Qualcuno dovrà pur votarlo, visto che ha preso un voto su quattro.” S: “Vota Berlusconi, anche se Veronesi lascia cadere l’argomento, ma si capisce benissimo; e non solo, ma Veronesi stesso buggererà la Rossanda e vincerà lo Strega come se avesse scritto di suo pugno la Costituzione, in quanto tutto il romanzo altro non è che un romanzo su Berlusconi.” G: “Bum!” S: “Vedi un po’ tu: a pagina 35, quando il cordicelliere non s’è ancora perduto nell’orizzonte della memoria, il protagonista vede un aereo e qual è la prima cosa che pensa? Pare si tratti di un favore fatto a Berlusconi quando era ancora imprenditore, per evitare che gli aerei passassero sopra Milano 2. Non ti basta? Nel momento in cui sta facendo alla ricca bonazza quello che tu vorresti fare a chi so io, Pietro Portofino a cosa pensa per (de)concentrarsi? I porri, le verruche, il pus, le vesciche ai piedi, Berlusconi che mostra la cimice per darci a intendere d’essere stato spiato, la faccia di Previti che giura fedeltà alla Costituzione! È un maniaco! Berlusconi è ovunque, Veronesi soffre di un astio compulsivo nei suoi confronti che manco Nanni Moretti col Caimano, manco Franco Cordelli con Il Duca di Mantova! E poiché (premessa maggiore) Berlusconi è il male, è lui l’Anticristo invocato dalla targa (AT666AL) dell’auto della moglie decomposta; poiché (premessa minore) Caos Calmo è una lavagna su cui Veronesi segna buoni e cattivi, è inevitabile (tesi) che il pirla col cordino voti Forza Italia, è inevitabile che Paolo Pantalino abbia ragione a criticarlo, è inevitabile che di riffa o di raffa Veronesi vincerà lo Strega e la Rossanda resterà con la faccia che ha sulla copertina de La Ragazza del Secolo Scorso.” G: “Mi scusi signora, credo che lei abbia sbagliato numero.” S: “Sfaccimme. Però un’ultima cosa mi ha lasciato ammirata, sempre sulla terza di copertina. Te la leggo: Sandro Veronesi partecipa alla campagna Scrittori per le Foreste lanciata da Greenpeace. Questo libro è stato stampato su carta amica delle foreste (carta riciclata senza cloro) e non ha comportato il taglio di un solo albero.” G: “Sarà stata coscienza sporca.” Iniziano i rigori, il calcio è tragico, riattacco.

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