sabato 21 aprile 2007

Quasi quasi mi iscrivo anch'io

Oggi il Papa va a Pavia e io sto a Oxford: immaginate quanto mi girano i coglioni.


Di potenzialmente infiniti, l’unico momento realmente preoccupante del discorsone di Fassino è stato quando ha dichiarato che il nascituro Partito Democratico guarda a chi avrà vent’anni nel 2010. Con un rapido calcolo, ho realizzato che chi avrà vent’anni nel 2010 oggi ha sicuramente diciassette anni e ha appena terminato di trascorrere il sabato mattina al liceo (possibilmente classico) filmando col cellulare di ultima generazione il suo compagno di banco ubriaco che infila un braccio intero nel retro dei pantaloni della professoressa di inglese che non se ne accorge in quanto è intenta a comprare una dose da un bidello falso invalido mentre gli altri ragazzi menano il più ritardato fra loro al quale è stata previamente iniettata una pera dal preside vincitore di concorso truccato – il tutto durante il compito in classe di latino, magari. Insomma, se è così il futuro del PD non promette molto di buono, ma è probabile che Fassino non ci abbia pensato. Lancio un’idea innovativa: se si smettesse di rincorrere i giovani, che in buona parte sono cretini, la politica diventerebbe più seria.


Per il resto, tutto promuovibile. Mentre Rutelli rispolverava in faccia a Prodi l’abolizione dell’ICI sulla prima casa (idea già sentita, se non erro), il discorso di Fassino è stato non solo lungo (come Fassino stesso, d’altronde) ma anche piuttosto ampio. Di più, onnicomprensivo. Il sentimento più ragionevole e ammirevole di partenza del PD bifronte è che deve guardare indietro e avanti, a sinistra e a destra, alla politica e alla società civile (usiamo i termini marxisti, dei quali come del maiale non si spreca nulla), sostanzialmente includendo nel proprio grembo materno chiunque non sia Fabio Mussi. Pure Berlusconi, di là dalla battutina che riporto nel titolo, un pensierino l’ha fatto, poiché appare che dalla settimana prossima il PD sarà un interlocutore che potrebbe davvero riuscire a riunire i pregi di DS e Margherita in attesa di mostrarne, inevitabilmente col tempo, i difetti. Di questo va reso atto.


L’altra sera ho visto (in differita su RaiClick) la Dandini che con Vergassola sbeffeggiava questa faccenda del pantheon del Partito Democratico, includendovi Frieda Kahlo e Topolino – ma che ve lo racconto a fare, voi state in Italia e lo sapete meglio di me, oltre ad averlo visto prima. La vera satira del Partito Democratico a tutti i costi, del Partito della ggggente vera, del Partito del pensiero giusto, l’ha fatta l’agguerritissima Concita De Gregorio (stavo per scrivere concitatissima, ma tento sempre di limitare i miei umorismi) la quale, con la fattiva e ghignante collaborazione dandinesca, ha postulato una società ideale in cui nessuno sia sposato con nessuno ma tutti abbiano fatto figli con tutti – almeno così m’è parso di capire. È probabile che mi sbagli, ma distintamente alla fine ho sentito la Dandini proporre il modello Zapatero, che non consiste nella fucilazione di tutti i cardinali ma nell’incentivo all’acquisto di una lavatrice automatica che avvia il lavaggio se e solo se riconosce l’impronta digitale di un coniuge diverso rispetto al precedente – ossia il primo lavaggio lo programma la moglie (è sempre così), il secondo deve programmarlo il marito, il terzo di nuovo la moglie e così via. Bella stronzata, benché democraticissima: e se uno dei due coniugi deve assentarsi per un convegno all’estero o, più radicalmente, decide di morire, il lavaggio chi lo avvia? Zapatero? La Dandini?


Il retropensiero è dunque: come un tempo Guareschi scriveva Compagni, votate per il Fronte: verranno i russi e vi fregheranno le biciclette, non vorrei dover trovarmi io a scrivere Compagni, votate per il PD: verrà Zapatero e vi cambierà la lavatrice. Il tono lucidamente conciliante del discorsone di Fassino, tuttavia, mi fa ragionevolmente credere che se andassi a prospettargli il pericolo, dicendogli che mi iscriverei al Partito Democratico se soltanto non ci fosse questa faccenda della lavatrice spagnola, si darebbe da fare per ovviare alla difficoltà. Oddio, da quel che ho capito dai vari discorsi – soprattutto quello di Veltroni, mister “era-democratico-Ghandi-era-democratico-Martin-Luther-King” – Fassino sarebbe pronto ad accogliermi anche se gli pongo come condizione, che so io, che il Partito non si chiami soltanto Democratico ma anche Monarchico, Teocratico, Milanista ed Erotomane.


Sia chiaro, non penso che ora come ora il PD sia un contenitore vuoto; tutto il contrario, anzi. Se vuole avere la credibilità che merita dovrebbe iniziare a svuotarsi del tutto, eliminando in prima istanza l’attuale governo e soprattutto l’alleanza con la sinistra estrema. A leggere le dichiarazioni di stamattina, un marziano (o semplicemente un italiano in Inghilterra quale sono io) crederebbe che si sia creato un governissimo fondato sull’amore (radicato negli anni) fra D’Alema e Berlusconi con Mussi, Giordano, Mastella e Maroni all’opposizione. E, per carità, c’è pure a chi piacerebbe.


Fidarsi è bene? Non fidarsi è meglio? In generale, la linea di condotta più saggia è l’attendismo (o, come una mia altissima amica conviene, la pigrizia). E nel frattempo ricordiamoci che comunque sia non prevalebunt, come direbbe il Papa che va a Pavia, mentre io sto a Oxford. Almeno fossi in Francia, potrei godermi un po’ di campagna elettorale vera e magari aiutare Sarkozy a vincere, votando per Le Pen.


Da Roma mi scrive un mio amico, giovane iscritto nei DS: “Ve stamo a fregà sur tempo. Stamo a ffà er Partito Unico der Centrodestra”.

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