giovedì 24 gennaio 2008

Una campana che suona


Onde ora avendo a traverso tagliato
Questo Pagan, lo fe’ si destramente,
Che l’un pezzo su l’altro suggellato
Rimase senza muoversi niente:
E come avvien, quand’uno è riscaldato,
Che le ferite per allor non sente;
Così colui, del corpo non accorto,
Andava combattendo, ed era morto.
(Matteo Maria Boiardo, Orlando Innamorato, LIII[1])

Claudius, ut vidit funus suum,
intellexit se mortuum esse.
(Seneca, Apokolocyntosis Divi Claudii)


Ieri sera il teledipendente medio (io) aveva l’imbarazzo della scelta. Su Rai1 Inter-Juventus. Su Rai2 Mona Lisa Smile, che è un film tanto carino. Su Rai3 una puntata speciale di Ballarò su un argomento particolare del quale non s’è capita un’acca. Su Canale5 Aldo Giovanni e Giacomo. Su Sky Sport1 Atalanta-Milan. Su Sky Sport2 la vibrante, meravigliosa, eroica vittoria per mezzo canestro della Lottomatica Roma sul parquet catalano (barcellonese?) del Palau Blaugrana. Il tutto condito da frequenti e insistite incursioni su Sky Tg24 e su La7 – non tanto per vedere la bella faccia di Parisi ospite di Ferrara, bensì per cogliere l’attimo della notizia più agognata della settimana, la fine del prodismo (e il conseguente, almeno per lui, inizio del podismo). Questa continua angoscia, la reiterata attesa di una notizia che mai arrivava nei fatti, e che al contempo era già accaduta nelle menti, mi è parsa ricalcare la tre giorni di attesa della morte del Papa nell’aprile 2005. Senza voler offendere la sensibilità di nessuno, una volta tanto: è solo che mi sembra di ritrovarne lo schema, il medesimo atteggiamento morboso e ripetitivo nei media, dovuto a chi li fa come a chi se ne pasce traendone sommo piacere (io).


La morte diluita e televisiva del Papa era iniziata di giovedì con lo Speciale Tg1 in cui Fabio Zavattaro, nel deserto notturno di piazza San Pietro, dava la notizia dell’improvviso peggioramento delle sue condizioni di salute (il cui equivalente politico è stata la conferenza stampa in cui Mastella ha reso nota la sua improvvisa uscita dalla maggioranza). Erano seguiti, di venerdì, i titoli allarmati dei giornali (replicati nel caso-Mastella) e il primo affollarsi di fedeli-curiosi (ora per lo più senatori incerti) attorno al futuro cadavere. Una mia amica romana, alla quale avevo chiesto se pensava di aggregarsi alla ciurma, mi aveva risposto con una domanda: “E che dovrei, che dovremmo andare a fare in piazza San Pietro? A fare gli avvoltoi? Ad aspettare una campana che suona?”


Al sabato mattina, la Stampa aveva dedicato al Papa una – peraltro molto bella – copertina commemorativa, con tanto di data definitiva, senza tener presente che fosse ancora vivo (idem sta facendo da un paio di giorni il Giornale con Prodi; e se, putacaso, estraesse qualche senatore dalla manica?). Le apparizioni di Bruno Vespa non si contavano più, Porta a Porta sembrava essere diventata Telethon (ieri c’era Livia Turco al posto di monsignor Fisichella). Edizioni speciali di tg su ogni rete possibile e immaginabile, tutte riunite nel sommo paradosso di star parlando da giorni e giorni di una notizia non ancora avvenuta. Infine, la voce che il Papa aveva effettivamente chiamato qualcuno – e segnatamente i giovani credenti, sentinelle del mattino – attorno al suo capezzale (Prodi, con minor senso estetico, ha chiamato a raccolta i residui senatori nella folle speranza che, a furia di ricontarli, aumentino di numero). Poi, alla sera, era davvero suonata la campana; ma non so se Prodi troverà tanta gente disposta a pregare per lui.







[1] E non, come tutti ma proprio tutti hanno detto in questi giorni, Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, chissà che canto.

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