venerdì 26 settembre 2008

Letterine letterarie (3)

G.,
può essere che cenando ti abbia visto comparire al Tg3?
Valentina S.

S.,
può essere, soprattutto se conservi la barbarica abitudine di cenare alle sette, nel bel mezzo del pomeriggio. D’altra parte il Tg3 è notoriamente un covo di comunisti che, per convincere i suoi spettatori di essere intelligenti, si riempie di servizi su note iniziative culturali, finendo per mandare in onda gente colta ma leggermente conservatrice tipo me.


G.-bis,

comunque non illuderti: se eri tu, comparivi di spalle.
Valentina S.

S.-bis,
ci mancherebbe: non onorerei mai il Tg3 del mio pregevole facciume.


Illustre Gurrado,

i sogni son desideri?
Sigmund Freud & Cenerentola Disney

Come no, anzi ne approfitto per scusarmi con entrambi poiché nell’ambito del Festival Filosofia di Modena Carpi Sassuolo, oltre ad apparire di culo sul Tg3 (mostrando pertanto la mia parte migliore, me lo dico da solo), ero stato invitato a selezionare alcuni aforismi che poi sarebbero stati trasformati in manifesti e magliette rossi come l’industria culturale italiana. Nella fattispecie, ho fatto un torto a Sigmund Freud estrapolando una sua frase da qualsiasi ragionevole contesto e pittandola sui muri della stazione di Modena, sulle pagine del Resto del Carlino, in ogni luogo insomma che garantisse spazio sufficiente alle parole: Son desideri insoddisfatti le forze della fantasia (con l’aggravante che manco ricordo da quale volume dell’Opera Omnia Bollati Boringhieri io stesso l’abbia tratta); e parimenti ho fatto un torto a Cenerentola la quale, come dimostra una lettura foss’anche superficiale dello script dell’omonimo film disneyano, una lettura foss’anche limitata ai testi tradotti delle canzoncine, la quale Cenerentola dicevo è indubbiamente la miglior trasposizione cinematografica che mai sia stata prodotta delle teorie freudiane, tutte per una e una per tutte. Quanto ai sogni, nello specifico mi interrogo da giorni su quanto potrebbe aver influito sulla mia attività onirica la costrizione a cambiare ben tre letti nel corso degli ultimi dieci giorni (senza mai peraltro cambiare la persona che c’era dentro, ossia sempre e solo me medesimo); fatto sta che una notte ho sognato che Bianciardi era me e io ero Bianciardi, un’altra notte ho sognato Mariastella Gelmini non già nel suo pur pregevole sembiante muliebre ma più istituzionalmente nell’esercizio delle sue funzioni di Ministro dell'Istruzione Pubblica. Ora, caro Freud, cara Cenerentola, cari Bollati, Boringhieri e Disney, vorrei capire che (minchia) di desideri coltivo nel momento in cui sogno Bianciardi, che sarà stato una personcina adorabile ma tuttora gli preferisco sognare Nicole Kidman (di ieri oggi e sempre) o il Milan (del 1992 particolarmente), e tanto più nel momento in cui non avendo più a che fare con l’Istruzione Pubblica né come alunno né come studente universitario né come dottorando, né tampoco come implausibile professore in fieri di storia e filosofia nei trienni dei licei, mi sono messo a sognare l’ammirevole ministra Mariastella Gelmini – fermo restando che sempre meglio sognare lei che le sue predecess- (precedessrici? precedessoresse?) – fermo restando che sempre meglio sognare lei che le sue antenate Rosa Russo Iervolino (DC) e Franca Falcucci (DC pure lei), quella dell’immortale coro “Craxi boia, Falcucci la sua troia”, di quando avevo anni due e tre quarti ma già m’intendevo di politica più di buona parte dei quarantenni d’oggidì.


Illustre Gurrado-bis,

la scrittura è in origine la sostituzione della voce dell’assente.
Sigmund Freud (senza Cenerentola Disney)

Come no-bis. Anzi, questa la so, questa la so, questa la so: è tratta se non erro da Totem e Tabù, anzi forse da Il Disagio della Civiltà, o forse da Psicologia delle Masse e Analisi dell’Io – insomma nel breve periodo che volge dal 1912 al 1929 (accontentatevi, fate voi) e comunque di sicuro non da CenerentolaBiancaneveLa Bella e la Bestia. Fatto sta che mai sentenza fu più veritiera, benché contenuta in un inciso all’interno di un’opera che oltre a me forse ha veramente letto soltanto Freud stesso a quanto temo, poiché ne ho avuto la controprova nell’istante in cui, domenica pomeriggio (più o meno contemporaneamente a Tutto il Calcio Minuto per Minuto), sono stato invitato a leggere pubblicamente la mia traduzione della conferenza di Stanley Cavell che non aveva potuto essere presente al Festival Filosofia ma che aveva mandato in propria sostituzione un dvd nel quale esponeva la propria conferenza in una misteriosa lingua tuttora ignota ai più, l’Inglese. In questo caso veramente, in senso letterale, la scrittura (della mia traduzione) è stata la sostituzione (contenutistica e fonica) della voce (incisa sul dvd) dell’assente (ovvero Cavell). Ottenendo così, mentre la mia voce presente e un po’ terrona veniva amplificata a iosa per risultare ricevibile tanto in Chiesa San Carlo quanto nientemeno in Piazza Grande, un curioso effetto storiografico: nel momento (ciclicamente affiorante) in cui tutti sono lì a discutere su chi è più antifascista degli altri, per un’ora e mezzo io ho scavallato Fini e Alemanno potendomi sentire Mussolini in persona.

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