lunedì 8 settembre 2008

Nell'isola di Cipro

La palla sarà rotonda ma il calcio è quadrato, in quanto si compone di numero quattro elementi: storia, tecnica, tattica e fortuna.

Innanzitutto, la storia. Prima di sabato sera, l'Italia aveva affrontato Cipro soltanto 6 volte (5 vittorie e 1 pareggio), segnando 17 reti e subendone 2. L'ultima partita risaliva al dicembre 1991, per le qualificazioni all'Europeo: 2-0 per l'Italia allenata da Arrigo Sacchi, che aveva messo in campo come d'abitudine una formazione piuttosto insensata poi sommersa dalle critiche per aver ottenuto un risultato decisamente peggiore di quello conseguito un anno prima dall'Italia di Vicini, vittoriosa per 4-0 nella partita di andata in trasferta, con una formazione e un atteggiamento più che ragionevoli. Quella del dicembre 1991 era la seconda partita di Sacchi ct, e la prima in cui s'iniziò a sospettare - sulla scorta di dati di fatto - che nel cambio di allenatore la Nazionale ci avesse perso più di quanto avesse da guadagnarci.

La storia insegna dunque che contro Cipro la Nazionale va a peso, ossia viene misurata in base alle dimensioni della vittoria. Lo stesso vale per le squadre italiane, da tempo abituate a maramaldeggiare a Larnaca e dintorni: nel 1991 la Juventus aveva vinto 6-1 in casa e 4-0 in trasferta contro l'Anorthosis Famagosta; un paio d'anni dopo l'Inter era riuscita nell'impresa di pareggiare 3-3 a casa dell'Apollon Limassol, qualificandosi ma rimediando di fatto una figuraccia.
Prima di Donadoni, era opinione comune che il punto più basso raggiunto dall'Italia fosse stato il pareggio per 1-1 (in rimonta e su autorete) a Cipro pochi mesi dopo la vittoria nel Mundial '82.

Guardando con raccapriccio l'inizio della partita di sabato scorso, sono stato assalito da più di un sospetto di trovarmi di fronte a un ricorso vichiano, con Lippi al posto di Bearzot. La tecnica diceva infatti che la differenza fra Italia e Cipro è sostanzialmente incolmabile, per quanto Cipro sia una realtà in ascesa che ultimamente s'è permessa di pareggiare 1-1 con la Germania e di qualificare una squadra (l'Anorthosis di cui sopra, che non per niente significa "rinnovamento", anzi "raddrizzamento") ai gironi della Champions League e due al primo turno di Coppa Uefa. La tattica conferma che Lippi s'è fidato troppo della presunta superiorità italica e troppo poco del tambureggiante raddrizzamento cipriota, schierando una formazione sbagliata e somigliante a certe attrici gradite soprattutto a un pubblico prettamente maschile - ben abbondante davanti e troppo scoperta dietro. Quando se n'è accorto (e quando se n'era accorto chiunque, da Marco Civoli a me medesimo, quando insomma se ne sarebbe accorto perfino Donadoni), era troppo tardi perchè il quarto elemento, la fortuna, aveva provveduto a rimodellargli mezza difesa infortunandogli Gamberini e Grosso: il che significava che, per fare il terzo e ultimo cambio, bisognava avere pazienza, sangue freddo e non comune capacità di leggere la partita.

Sinceramente ho creduto che la fine arrivasse nel momento in cui, a seguito di una miracolosa parata di Buffon, il subentrato Cassetti si è trattenuto nel bel mezzo dell'area di rigore a interrogarsi immobile su cosa fosse mai la sfera bianca e nera a spicchi che gli rimbalzava davanti, consentendo così al barbaro Aloneftis di pareggiare senza prendersi particolare disturbo. Ma la stessa fortuna che tanto aveva tolto all'inizio, negli ultimi minuti ha restituito il tutto con gli interessi: grazie al talento di Lippi che ha azzeccato l'ultimo cambio possibile, alla caparbietà di Gilardino che inizia a capire di poter essere utile alle sue squadre anche se non s'incaponisce a voler segnare per forza e, soprattutto, grazie alla freddezza del maiuscolo Camoranesi. Di Natale invece segna ma non mi convince più di tanto; mi sembra ottimo per vincere le partite contro Cipro e contro il Palermo, ma difficilmente lo vedo decisivo contro - che so - il Brasile o la Germania. O, come abbiamo avuto modo di vedere, Olanda e Francia.

Morale della favola: l'Italia di Lippi gioca malaccio come quella di Donadoni. Significa innanzitutto che Donadoni, nel suo piccolo, ha fatto guai come Prodi su più vasta scala. Significa inoltre che la stessa partita, un anno fa, Donadoni si sarebbe limitato a guardarla terrorizzato dalla panchina, e nel migliore dei casi avremmo pareggiato. Lippi ha fatto quel che ha potuto e, con un'unica mossa tattica che ha ristabilito i valori tecnici, ha aiutato la fortuna a farci vincere.

(Pensierino conclusivo per la Serie B, dove tifo per galletti e canarini. Attendo fiducioso che il Bari promettentissimo inizi a mantenere, ad esempio vincendo invece di pareggiare. Mi congratulo col Modena che ha finalmente trovato un attaccante capace di segnare tre goal a partita; ora sarebbe il caso di trovare un portiere in grado di non prenderne quattro).

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