giovedì 23 ottobre 2008

Per disfare un albero

Ci volevano gli stati generali dell'editoria per scoprire che in Italia non si legge abbastanza. Fossi stato invitato a parlare avrei esposto il mio parere secondo tre punti magari semplicistici ma decisamente sintetici. Secondo me, la gente non legge abbastanza perché:

1) i libri costano troppo per quel che valgono;
2) c'è troppo snobismo nella classe intellettuale;
3) l'oggetto-libro è spesso difficilmente raggiungibile.

Svolgimento:
1) Io penso di far testo perché leggo tanto ma leggerei di più. Se decidessi di stanziare cinquanta euro mensili all'acquisto di libri, potrei permettermi grossomodo tre o quattro classici in edizione economica (Il Circolo Pickwick costa 10 euri con la Rusconi, 12 con la Garzanti, 14,80 con la Mondadori, 15 con la Bur), oppure due novità di alto tasso qualitativo (l'ultimo di Grossman, Mondadori, costa 22 euri; l'ultimo di Roth, Einaudi, ne costa 19; i racconti di Nabokov, Adelphi, ne costano 38). Va a finire che per i classici uno ricorre alla Newton Compton (che però sta pian pianino imparando a fare edizioni economiche di lusso, che costano 9,90 euri, mah); quanto alle novità, oggettivamente i prezzi non sono tali da permettersi di correre il rischio che il libro acquistato non piaccia o, peggio ancora, venga accantonato a mezzo. Finisce dunque che o si comprano solo autori di cui si è arcisicuri, ampliando la propria conoscenza in profondo ma non in orizzontale, per cerchi concentrici; oppure si pazienta diciotto mesi per l'uscita in edizione economica, che pure è poco economica (un tascabile di Grossman, sempre Mondadori, costa generalmente 8,40 euri; ma un tascabile di Roth, sempre Einaudi, costa anche 12,80 euri, e un tascabile di Nabokov, sempre Adelphi, costa minimo 12 euri).

2) Leggere è bello e piacevole. Se un libro non piace, o non attira, non c'è nessun bisogno di leggerlo. Leggere un libro non è preferibile su scala assoluta a guardare la tv, o giocare a calcio, o andare in discoteca. Questi tre assiomi sembrano duri a entrare nella testona della classe intellettuale italiana, che quando ne ha l'opportunità tende a veicolare questi tre uguali e contrari: leggere un libro è un dovere civile; se un libro non piace, bisogna sforzarsi di farselo piacere o comunque spacciare di averlo letto; leggere un libro previene dal rimbambirsi davanti alla tv, o dallo spezzarsi le gambe dietro a un pallone,o dallo sballarsi in discoteca. Errore madornale, perché se si vuole attrarre nuovi lettori (per l'editoria, clienti) è necessario che la classe intellettuale dimostri quel minimo di modestia da riconoscere che esiste un mondo di là dai libri e che esistono tipologie di svago differenti ma non per questo meno dignitose. Probabilmente la classe intellettuale italiana ritiene che aver letto più libri di altri sia un titolo di merito assoluto, e che di conseguenza si debba preservare questa presunta superiorità chiudendo il più possibile l'accesso alla classe intellettuale stessa.

3) A Gravina in Puglia, dove mi trovo in quest'istante, non ci sono librerie. Esistono due edicolanti i quali, oltre a vendere gli allegati dei quotidiani, hanno un settore libri che, per ovvie ragioni di spazio, è limitato soltanto a grandi editori, novità, bestseller e ragazzi. Esiste una biblioteca che chiude alle cinque del pomeriggio (nota: in Puglia, come in buona parte del sud, dalle tre alle cinque del pomeriggio si dorme; i negozi sono abitualmente aperti dalle quattro e mezza alle nove di sera; chi va in giro alle tre del pomeriggio, di solito, o è un drogato o va a gettare l'immondizia), nella quale non mi è parso di aver visto edizioni più recenti degli anni '70, per quanto trabocchi di studi locali recentissimi e pregevoli. Tuttavia, un gravinese che desiderasse leggere, che so, Estensione del Dominio della Lotta di Houellebecq (Bompiani, 2001, 6 euri) non potrebbe comprarlo nelle due super-edicole in quanto è troppo antiquato per essere una novità, né potrebbe prenderlo in prestito dalla biblioteca perché è troppo recente per essere in catalogo. Come avviene a Gravina, lo stesso avviene in ampie sacche del sud Italia soprattutto.

Statistiche ragionevoli dicono che Modena, dove mi sono rassegnato a non trasferirmi, è la provincia in cui le biblioteche danno più libri in prestito , e ciò nondimeno le librerie prosperano. Com'è possibile? Perché vengono risolti in un sol colpo i tre punti di cui sopra. Prendo come riferimento la biblioteca Delfini (corso Canalgrande 103), dalla quale ero solito servirmi.

1) Un libro è troppo costoso? Alla Delfini qualsiasi iscritto ha la possibilità di ordinarne due al mese (cioè ventiquattro all'anno), scegliendolo fra le novità che non sono segnate come prossimamente in arrivo nella medesima libreria. In compenso, quasi tutte le novità dei principali editori sono facilmente rintracciabili senza che ci sia bisogno di richiederle, e vengono addirittura evidenziate con apposito scaffale. Questo consente di incuriosirsi, scegliere libri che abitualmente non si leggerebbero, scoprire nuovi autori, appassionarsi e, se li si ritiene validi, andare in libreria e comprare nuovi titoli che altrimenti si ignorerebbero.

2) Volete essere intellettuali senza farvene accorgere? Solo dalla pubblicità appesa nell'atrio della Delfini, vi rendete conto che a Modena c'è una quantità impressionante di iniziative culturali, tutte ben calibrate e finalizzate a una sana e seria divulgazione. Da quel che ricordo, è pressoché impossibile trovare una sala vuota, che si tratti di un concerto o della presentazione di un volume o di una conferenza o di una pièce teatrale. Si verifica un circolo virtuoso tale che anche iniziative apparentemente ostiche o su un argomento negletto stimolano la curiosità di un pubblico abituato ad aspettarsi un'alta qualità media e a venire saggiamente incoraggiato a uno sforzo culturale. Sostanzialmente, non c'è frattura percepibile fra la classe intellettuale e la (oggi mi sono svegliato marxista) società civile.

3) Iscriversi alla biblioteca Delfini è gratuito e basta essere domiciliati, non residenti, a Modena. All'atto dell'iscrizione si viene dotati di un codice che vale anche per tutte le altre biblioteche del comune e della provincia. Oltre a una quantità teoricamente infinita di libri, l'utente ha a disposizione: una piazzetta per la lettura dei quotidiani, anche stranieri, e per la consultazione dell'ultim'ora di televideo e dei siti di notiziari; un angolo per le riviste da meditazione o relax (anche fumetti), con annesse comode poltroncine; un ampio settore studio, peraltro sempre pieno di ragazzine; un'area video insonorizzata in cui guardare film in Italiano o lingua originale, con annesso anfiteatro per le visioni collettive; un settore per ragazzi; un settore per bambini non alfabetizzati, comprensivo di libri di stoffa e materiali simili per far familiarizzare gli infanti (presumibilmente figli di lettori che sono in altre zone della biblioteca) con l'oggetto-libro; una pletora di computer per la consultazione del catalogo, completamente informatizzato; un servizio prestito rapidissimo (un mese per i libri, una settimana per cd e dvd); un banchetto per la vendita dei doppioni in possesso della biblioteca, a prezzi stracciati (ho comprato per un euro ciascuno i preziosi Libri dell'Anno della De Agostini); un ambiente estremamente favorevole al passeggio, alla sosta prolungata e alla socializzazione; orario il più ampio possibile (dalle nove del mattino alle otto di sera, chiuso la domenica per riposo e il lunedì mattina per inventario).

Soluzione:
per ottenere che in Italia leggano tutti, bisogna far sì che Modena abbia cinquantasei milioni di abitanti.

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