mercoledì 26 novembre 2008

Facciamo un gioco

[Per preservare la privacy di tutti e di ciascuno, in questo breve ma sapido intervento utilizzerò esclusivamente nomi veri e nessun cognome, con la ragguardevole eccezione di un singolo individuo per il quale utilizzerò un cognome vero e nessun nome.]

Giacomo mi ha scritto per dirmi che si cancella da Facebook, e vabbe'. Se non che oltre a me l'ha scritto a un centinaio d'altre persone (fra i quali erroneamente la sua relatrice di tesi, essendogli scappato il polpastrello) e costoro in buona parte hanno reagito alla notizia col sereno distacco che si dedica alle fondate minacce di suicidio.

Il problema, nel dettaglio, è che ormai Facebook è diventato un mondo parallelo. Congedarsi da una persona molesta in mezzo alla strada dicendole: "Ci sentiamo su Facebook" è diventata la variante kitsch del distacco snob. Inserire un rompicoglioni fra gli amici di Facebook, e poi evitarlo come la morte, la peste e le tasse non appena lo si vede profilarsi all'orizzonte, è uso comune e raccomandato. Inviare la richiesta d'amicizia a ex fidanzate, ex compagni delle elementari, ex nemici, ex stronzi, ex sentito dire, ex qualsiasi cosa è la traduzione digitale dell'istinto alla molestia. Scrivere "da quanto tempo!" sulla bacheca di gente svanita da secoli è il bon ton minimo garantito del bravo ragazzo virtualmente educato. Iniziano ad arrivare le prime minacce di morte a chi non accetta l'invito di aggregarsi a gruppi in sostegno di Roberto Saviano. Su Facebook si parla, ci si racconta, si lanciano appelli, si emettono avvisi, si organizzano eventi, si sbirciano le foto al mare della collega gnocca e si chiacchiera distrattamente con tutti (finestrella in basso a destra) ammorbandosi ulteriormente le residue ore d'ufficio. In questo contesto, la voglia di chiamarsi fuori da Facebook equivale all'annuncio di farsi fuori per davvero.

Ragion per cui, Giacomo ha deciso di autoescludersi da Facebook (per banalissime saturazione comunicativa e noia sopraggiunta) e immediati si son levati gli alti lai delle prefiche virtuali che lo scongiurano di non sparire dal loro computer - fermo restando che possono continuare a vederlo di persona quando vogliono, o sentirlo al telefonino, o ignorarlo per una settimana intera senza che per questo l'illustre e ammirevole Giacomo diventi diafano o crepi subitaneamente incenerito.

Invece su Facebook, come aveva argutamente anticipato il drudo Berkeley, esse est percipi (traduco per quelli che hanno avuto il maestro triplo: esistere è venire percepiti). Si fa la gara a chi ha più minchiate scritte sulla bacheca, a chi ha organizzato più eventi inutili, a chi è il primo a fare gli auguri di compleanno a un semisconosciuto, a chi ha offerto più cocktail virtuali (Gesù!) a tizi cai e semproni varii, a chi ha visitato più nazioni diverse e sgradevoli - e, soprattutto, a chi ha più amici. Così si finisce per includere nella lista indifferenziata degli amici di un eventuale e ipotetico, poniamo, Gurrado i seguenti elementi difformi: Giuseppe che faceva lo stesso Liceo, Olga che non vedo da dieci anni, Michela che leggo e apprezzo, Mirko che sento tutti i giorni, Ilaria che non so bene chi sia, Francesco che è un mio ammiratore, Chiara che se la incontro per strada non ci riconosciamo, e così via.

Quelli di Giacomo non lo so, ma stando a Facebook complessivamente i miei amici sono 177. Se Giacomo autoeliminandosi propone la soluzione finale su scala microscopica (in quanto, sottraendosi a Facebook come organo percettivo delle vite altrui, automaticamente sottrae loro un po' d'esistenza) io avanzo invece una modesta proposta per prevenire, di stampo ludico e luddista in un sol colpo. Oggi cos'è, il 26 di novembre? Bene, facciamo che entro dicembre riduco i miei amici da 177 a 170, per fare cifra tonda. Allo stesso modo devono toccare la decina più bassa tutti i miei amici, e tutti i loro amici, e tutti gli amici dei miei amici (Facebook è la mafia 2.0) e così via. A dicembre continuo il gioco a eliminazione arrivando a 160 entro la fine dell'anno, e così tutti gli altri. Idem a gennaio, toccando io quota 150 e gli altri non lo so. Così via eliminando dieci amici ogni mese (non sono tanti: basta eliminarne uno ogni tre giorni), trenta a stagione, centoventi all'anno - col corollario che, qualora qualche nuovo amico dovesse venire incluso, al suo ingresso dalla porta deve corrispondere l'uscita di un altro amico dalla finestra.

A fine 2009 mi ritroverei con 50 amici, cifra decisamente più ragionevole. Ma a quel punto il gioco crudele mi avrebbe preso la mano e seguiterei a eliminarne a ritmo più blando, con la morte nel cuore, cinque al mese, poco più di uno a settimana. A fine 2010 rimarrei con 25 amici; ma scoprirei con orrore che, di questi 25, una buona trentina mi ha già eliminato da tempo facendo il mio stesso identico gioco crudele di cui sopra. Alla fine comparirebbe la triste lapide dell'inizio, che Facebook dedica a ogni nuovo iscritto: Gurrado non ha amici; e, come Gurrado, tutti gli altri.

Un paio d'anni e Facebook dichiara fallimento.

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