martedì 17 febbraio 2009

Sardegna, nazione

Lassa s'arbeche
picca su caddu
curri curri a ti cambiare
pur lu twisti ballare
bogarì su gambale
(ah ah ah ah)
pro ballare su twist
.
(Benito Urgu)

Non so se devo preoccuparmi di trovarmi all'improvviso del tutto d'accordo con Cossiga (padre). Forse deve preoccuparsi lui, visto che stamattina ha dichiarato al Corriere le cose esatte che stavo pensando ieri sera dopo gli ultimi (ultimi...) aggiornamenti sulle elezioni in Sardegna.

Confidando che i risultati definitivi vengano resi noti prima della nuova tornata elettorale, prevista per il febbraio 2014, dal trend di ieri e dai risultati quasi stabili di oggi emerge in maniera lampante che la Sardegna ha scelto di uniformarsi appieno al resto dell'Italia, forse sorprendendo gli stessi sardi.

Ha vinto Berlusconi all'atto stesso di imporre Cappellacci perché - come mi confermava ieri un amico sardo attivista del Pd - "se avesse candidato Beppe Pisanu o Cossiga (figlio), non si sarebbe nemmeno stati a discutere sull'eventualità che Soru vincesse, ovvero che Berlusconi perdesse." Invece, candidando Cappellacci contro lo stesso volere dell'establishment isolano di Forza Italia e Alleanza Nazionale, Berlusconi ha catturato con una sola fava i due piccioni che gli storici americani dell'Antica Roma solevano distinguere in internal situation ed external situation.

L'external situation esigeva la sconfitta del Pd, come ormai siamo fin troppo abituati a vedere (con la preoccupante eccezione del Trentino; preoccupante per i Trentini, intendo) - ma soprattutto esigeva la sconfitta di Renato Soru, che del Pd si candidava a Obama bianco, quando invece è solo un Berlusconi malmostoso e pallido. (Come la Settimana Enigmistica, Berlusconi vanta innumerevoli tentativi d'imitazione; come la Settimana Enigmistica, la Torre Eiffel o la Chiesa Cattolica, Berlusconi è un prototipo originale talmente perfetto da rendere inesorabilmente kitsch ogni tentativo di somigliargli, superarlo o riprodurlo in scala). L'internal situation, indipendentemente dall'impazzimento individuale di Fini, esigeva l'imposizione di Berlusconi sulle gerarchie partitiche locali, del predellino sulla sezione, del Popolo della Libertà come valore aggiunto sulla somma aritmetica di Forza Italia e Alleanza Nazionale.

Se controllate i risultati delle liste in maniera più seria di come facciano i quotidiani, noterete che il Pd non è crollato affatto, come invece si crede: ha preso molti meno voti delle politiche 2008, com'è inevitabile e com'è capitato anche al Pdl. Il paragone va fatto sulle regionali del 2004: il Pd ha preso grossomodo la somma di Ds e Margherita cinque anni fa; il Pdl ha preso circa il 7% in più (ferme restando le cifre ballerine di questo scrutinio a dorso di mulo) della somma di Forza Italia e Allenaza Nazionale nel 2004. Udc stabile al 10%, Italia dei Valori stabile al 5%. Tradotto, il Popolo della Libertà viene percepito dall'elettorato come valore aggiunto, il Partito Democratico no. Berlusconi ha avuto ragione. Soru ha sbagliato. Veltroni è come se non ci fosse.

Renato Soru, per gli amici "sardo nel buio", ha sbagliato soprattutto nel non annusare il desiderio di nazionalizzazione della Sardegna - confermato anche dai risultati in fin dei conti modesti ottenuti dalle liste, ehm, Unidade Indipendentista e Indipendentzia Repubrica de Sardigna. Il mio stesso informatore sardo e democratico (che, come se non bastasse, è pure ingegnere e interista) un po' sospettava e un po' sperava che molti elettori delle liste di centrodestra votassero per i due candidati indipendentisti. Errore pure qua.

Soru ha puntato tutto sull'altezzosa diversità dell'isola, sulla Sardignitas, sui lunghi silenzi nelle interviste e sugli spazi incontaminati dai turisti. Berlusconi su tutto il contrario. S'è cercato di far passare per buono un modello-Soru che invece era un coacervo di luoghi comuni passatisti, ottenuti per deduzione a contrariis partendo dalla loquacità talvolta eccessiva di Berlusconi, e dalla sua passione per le ville. Soru, che aveva ben in mente quest'idea del berlusconismo imperante (e del briatorismo, visto che tende a confonderli) che invadeva la brulla, riottosa verginità della Sardegna, ha puntato tutto sull'idea radicalmente alternativa, ossia restituire l'isola ai ritmi (lenti, visti gli scrutini), ai silenzi, ai paesaggi intimamente sardi. Ha chiamato la sua lista "La Sardegna che cambia" e ha commesso un lapsus e mezzo, non essendosi accorto che negli ultimi cinque anni, in Sardegna, ha governato lui.

E così, la Sardegna accoglie l'invito di Soru e cambia mica poco. Soru s'è bruciato nel giro di tre mesi, congratulazioni, nemmeno Veltroni era riuscito in tanto. Né dirò una parola sul Pd che a Firenze è stato perfino in grado di perdere le sue primarie.

Invece vado a ballare il twist con Benito Urgu.


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