lunedì 16 febbraio 2009

Ventiquattresima giornata

E non crediate, uomini di poca fede, che io oggi abbia tergiversato ad aggiornare il blog per non affrontare di petto la partita di ieri sera. Come se non avessi mai perso un derby. Come se non avessi mai perso uno scudetto (a febbraio, vabbe'). Come se il Milan non avesse mai gettato all'aria una stagione (ma in realtà c'è ancora la Coppa Uefa - io ci tengo anche se ha smesso di essere una cosa seria a metà anni '90).

Niente da dire sul derby, anzi peggio, poco da dire sul derby. L'Inter ha giocato meglio dall'inizio alla fine e solo l'ubriachezza molesta di Adriano, specialmente solo davanti ad Abbiati sdraiato, e la conclamata incapacità di Ibrahimovic di incidere sui big match hanno evitato un passivo più pesante. Un 3-0 sarebbe stato ragionevole, né il tardivo risveglio del Milan serve a poter dire che abbiamo giocato meglio nel secondo tempo, primo perché le partite si guardano (e si giocano) intere, secondo perché l'Inter aveva ben donde tirare i remi in barca e ha risparmiato fiato - è triste dirlo - per i futuri impegni europei.

Forse sarà l'ultimo derby che guardo, pensavo stanotte nell'ardimentoso tentativo di digerire un tiramisù che era un'arma impropria: questo della primavera (be', primavera...) 2009 l'ho visto e abbiamo perduto 2-1; quello dell'autunno (be', autunno...) 2008 l'ho ascoltato su 7 Gold raccontato da Tiziano Crudeli (mea culpa mea culpa etc.) e abbiamo vinto 1-0; quello della primavera 2008 l'ho fugacemente ascoltato da qualche radiolina accesa qua e là in giro per Trento e abbiamo vinto 2-1; quello dell'autunno 2007 l'ho visto in un pub a Modena, pieno di interisti, peraltro quasi tutti amici miei, e abbiamo perso 4-3; quello della primavera 2007... vabbe', inutile continuare con questa manfrina, tediarvi con l'elenco dettagliato. Sappiate che ormai mi sono abituato: se non vedo un derby il Milan vince; allora m'ingolosisco, mi piazzo davanti a Sky al derby successivo e il Milan perde; allora mi deprimo, decido che non vedrò mai più un derby, ignoro più o meno scientemente il derby successivo e il Milan vince. Nella primavera 2005, col derby del Venerdì Santo (mah), il fatto di non poterlo guardare per digiuno e astinenza mi aveva conferito una tale sicurezza nella vittoria che controllare il risultato sul televideo mi sembrava sacrilego e superfluo.

E così, l'Inter ha quasi vinto il suo primo scudetto vero a vent'anni da quello straordinario e memorabile (io me lo ricordo come se fosse ieri) del 1989. Non è un caso che ciò avvenga con Mourinho in panchina: prende una squadra come il Porto, che non vinceva una competizione internazionale dal tacco di Madjer, e le fa vincere Uefa e Champions League in rapida successione; prende una squadra come il Chelsea, che aveva vinto un solo campionato e cinquant'anni prima, e le fa vincere non uno ma due campionati uno dietro l'altro; prende una squadra come l'Inter, ormai abituata a vincere per decreto giudiziario o per eliminazione delle concorrenti o per generali circostanze poco trasparenti, e le mette in mano già a febbraio uno scudetto che, lo dico sin d'ora, sarebbe cristallino.

Lo dico sin d'ora sapendo che solo una squadra può riaprire il campionato. Non la Juventus, che ieri ha giocato a tirassegno coi pali. Non la Roma, figuriamoci. Il Manchester United, fra dieci giorni, ci dirà di che pasta è fatta l'Inter: se, come al solito, al primo ostacolo vero la Champions League sarà finita per l'ennesima volta, nessuno vieta che ci sia un contraccolpo psicologico, anzi psicotico, come quello dello scorso anno nelle immediatezze post-Liverpool; se, come io penso, l'Inter si qualificherà e andrà avanti fino alla finale di Champions (perdendola, ovviamente), la cavalcata potrebbe portar via qualche energia di troppo al campionato e rimettere in corsa le dirette concorrenti italiane, se ancora ce ne fossero.

Ma se vinceranno, come vinceranno, il loro quattordicesimo scudetto vero, sarò il primo a stringere la mano ai miei amici interisti, talmente forte che gliela stritolerò quasi.

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