venerdì 2 aprile 2010

Cota & Zaia, Zaia & Cota, non potreste monetizzare l'ormai cristallino avallo delle gerarchie ecclesiastiche per rendere il Venerdì Santo giorno festivo? Magari dal civile Piemonte e dal nobile Veneto l'usanza potrebbe colare fino a Gravina in Puglia. La funzione del Venerdì Santo si celebra fuori orario, fra le tre e le cinque del pomeriggio, e per seguirla c'è bisogno di garretti solidi: la lettura della Passione e l'adorazione della Croce durano a lungo e richiedono di stare in piedi per quasi un'ora e mezza. Se l'assemblea è composta solo da volenterose pensionate si sortisce l'effetto che a una a una tutte crollano sedute e, quando arriva il momento di inginocchiarsi, le loro giunture sono talmente provate che c'è il rischio di dover mettersi a raccattare tibie dal pavimento. Mentre i giovani sono (o dovrebbero essere) tutti al lavoro, si dà l'impressione di una Chiesa allo stremo, che a stento riesce a mantenersi verticale per cinque minuti. Cota & Zaia, Zaia & Cota, liberate il Venerdì Santo dalle pastoie di negozi e uffici e riempite le chiese di virgulti capaci di stare in piedi anche per tre ore se necessario. Poi per precauzione chiudete le autostrade, onde evitare che approfittino dell'improvvisa libertà per infilarsi in un lungo weekend verso mete soleggiate a maggior gloria del colonnello Giuliacci.

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