martedì 8 giugno 2010

Meno Saviano e più Flaiano. In una nazione in cui la bravura di un autore si calcola misurando la pila di minacce di morte che è riuscito a raccattare, non potrà più essere preso sul serio l’umorismo disincantato con cui Ennio Flaiano ha eternato ne La solitudine del satiro la definizione che il pittore Amerigo Bartoli aveva dato del sempre più vecchio e malandato Vincenzo Cardarelli quale “più grande poeta morente d’Italia”. Invece di protestare che così facendo venivano intaccate la libertà di stampa, la lotta alla mafia, la voce stessa della libera Italia e così via, Cardarelli s’era rifatto sulla bassa statura di Bartoli rivelando che questi soffrisse d’insonnia e che ogni notte “lo si può sentire mentre passeggia nervosamente sotto il letto”.

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