mercoledì 27 ottobre 2010

Stendhaliana, parte terza. Forse che in qualche trasferimento – in aereo, in treno, in pullman – mi è capitato di incontrare Enrico Beyle da Grenoble e di rattristarlo con la mia aria tacita e mesta? In Rome, Naples et Florence scrive che “l’Italiano non diviene comunicativo che verso i trent’anni”. Poi, quattro pagine dopo, scrive: “pioveva orribilmente; la tristezza disponeva alla filosofia”. De me fabula narratur: un tempo ero abile e disinvolto conversatore; poi, verso i trent’anni, mi sono trasferito in Inghilterra.

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