giovedì 11 novembre 2010

Gianfranco Fini, sono il fantasma di Severino Citaristi ed ero il tesoriere della DC più mangiona. Sia chiaro che non intendo negare che si rubasse, per quanto in inferno, in purgatorio e in paradiso si mormori insistentemente che la violenza sistematica nel perpetrare la debellazione del Partito Socialista Italiano vada ricercata, oltre che nell'effettiva colpa dei responsabili, nella legge sulla responsabilità civile dei magistrati voluta e votata poco prima dallo stesso PSI insieme ai Radicali (in Italia tutti vogliono che chi sbaglia paghi, ma se sbaglia un magistrato deve pagare l'imputato). Nell'allocuzione di Bastia Umbra tu invece sei stato chiaro: nel tuo nuovo partito non c'è posto né per carrieristi né per affaristi, sarebbe a dire che non ti metteresti mai in casa uno come Tulliani. Ciò nondimeno ti inviterei a riconsiderare quello che è avvenuto nei lontani mesi di vuoto di potere, a cavallo fra prima e seconda repubblica, al tempo in cui comandava soltanto la trasmissione in diretta delle imprese dei giudici, con me e Sergio Cusani principali sparring partner. Quando il ministro Conso ha presentato il decreto di depenalizzazione retroattiva dei reati che avevano portato alla persecuzione giudiziaria e al lancio delle monetine e ai suicidi in carcere, il tuo partito (il primo dei quattro) non ha esitato a mettersi di traverso contro il cosiddetto colpo di spugna. Non dubito che avesse agito in buona fede; ma ora non puoi lamentarti dei risultati. Con una saggia attuazione del decreto Conso gli italiani, sempre così refrattari alla ragionevolezza, avrebbero potuto iniziare a distinguere fra la colpa dell'individuo e quella del partito. Un partito non è mai colpevole perché è un simbolo distinto dal suo leader, dai suoi membri e pure dal suo tesoriere. Si sarebbe provveduto ad allontanare gli individui responsabili e i partiti sarebbero rimasti in piedi con la loro consueta e saggia distribuzione delle forze. Invece col terrorismo psicologico da colpo di spugna s'è ottenuto che alle elezioni del 1994 non si presentasse nessuno stemma che aveva corso per le elezioni del 1992, con la notevole eccezione della Lega Nord; perfino il tuo partito, fiutato il vento, aveva già cambiato nome. I bei risultati sono sotto gli occhi di tutti: partiti liquidi, leader smaniosi, popoli identificati nel loro arruffapopolo, elettori disorientati, radicalizzazione dello scontro, incapacità di conservare la minima decenza istituzionale, presidenti della camera e presidenti del consiglio che si pigliano a male parole. Tu, tre lustri dopo, ti rendi conto di questo annoso problema politico e che fai? Fondi un altro partito ancora.

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