giovedì 1 dicembre 2011

Sul Corriere della Sera del 25 novembre Claudio Magris si inalberava con Thomas Mann, reo di non aver smesso immediatamente di scrivere il giorno in cui la radio aveva annunziato lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Più grave ancora, agli occhi di Magris, è che la madre e la figlia dello scrittore, appreso l'evento, non avessero fatto irruzione nello studio dello scrittore per trascinarlo via dalla sua scrivania. Sul Foglio di oggi difendo le due povere donne dal dovere dell'impegno e, per estensione, la letteratura.


Purtroppo sono passati decenni dalla morte di Mann e nel frattempo abbiamo visto innumerevoli scrittori dichiarare l’irrefragabile perdita di senso della letteratura a seguito del Vietnam, dell’uomo sulla Luna, dell’11 settembre. Ogni rivoluzione copernicana della storia recente diventava una scusa per non lavorare; guadagnavano le prime pagine dei giornali radical-chic per qualche settimana e poi, scoperto che a lungo andare il loro silenzio non faceva più chiasso, zitti zitti si rimettevano a scrivere come se niente fosse.