mercoledì 1 febbraio 2012

Quando la Shakespeare & Co. pubblicò l'Ulisse, il 2 febbraio 1922, Joyce gongolava perfido: "Ci ho messo dentro tanti di quegli enigmi che fra cent'anni gli studiosi staranno ancora cercando di risolverli". Ne sono passati novanta e nel frattempo gli studiosi hanno intasato gli scaffali con tentativi più o meno arditi di sceverare ogni ambiguità del testo in un crescendo di erudizione e costo. Intanto, nel 1984, il filologo Hans Walter Gabler ha pubblicato l’edizione sinottica dell’Ulisse in tre volumi, ormai un pezzo raro; e nel 2011, trascorsi i settant’anni dalla morte, Joyce è stato sottratto alle pastoie del diritto d’autore e l’Ulisse è diventato di pubblico dominio. La Newton Compton ha pertanto potuto pubblicarne una nuova versione da affiancare alla “traduzione integrale autorizzata” di Giulio De Angelis (Mondadori,1960).


Se nel 1922 era un incomprensibile "maledettissimo romanzaccione", cosa rende oggi l'Ulisse di Joyce un romanzo popolare? Do la risposta sul Foglio in edicola oggi.