lunedì 5 marzo 2012

Fino a che giorno lavoriamo, nel corso dell'anno, per pagare le esosissime assurde aliquote fiscali imposte da uno Stato che in cambio dà pochino? Fino al 30 giugno, fino al 28 luglio, fino al 16 agosto, fino a metà novembre? Se cumuliamo le tasse nazionali, regionali, provinciali, comunali, circoscrizionali, condominiali, arriviamo al 43, al 56, al 69%? Non voglio saperlo, lascio fare al commercialista e resto nella muta consapevolezza che lo Stato sottragga a me come a voi metà del sudore, della ricchezza e della vita. In compenso noialtri italiani votiamo tantissimo: e le politiche e le regionali e le provinciali e le comunali e le circoscrizionali e le condominiali e le primarie del Pd e il congresso del Pdl e la raccolta di firme e i referendum a casaccio e chi più ne ha più ne metta, in un trionfale profluvio di democrazia in cui il voto del sagace analista politico vale esattamente quanto quello del quidam che vota l'amico del datore di lavoro del cognato perché spera in un favore sottobanco per il figlio o per lo zio. Lots of taxation, lots of representation: possiamo votare chi ci pare, decine e decine di partiti partitelli partitini, e siamo chiamati a farlo mediamente una volta all'anno, purché paghiamo paghiamo paghiamo e accettiamo che qualsiasi cosa accada a ogni cambio di governo paghiamo un po' di più. Ora, non per dire, ma in Russia si saprà pure con largo anticipo chi vincerà le elezioni, e sicuramente ci saranno meno giornalisti che possono permettersi di andare in tv a dire tutto ciò che pensano senza contraddittorio alcuno, e magari le gioiose manifestazioni in piazza coi drappi viola e i palloncini gialli e le bandiere della pace e i black bloc e i no tav è meglio evitare di farle perché lì i poliziotti sono meno pecorelle e più lupi mannari; però corre voce che in questa benedetta Russia abbiano l'aliquota unica al 13%.