giovedì 22 marzo 2012

Io sto con Oliviero Diliberto, che come tutti hanno visto s'è fatto sventatamente fotografare di fianco a una signora sulla cui maglietta campeggiava la scritta "La Fornero al cimitero". Per tre motivi:

1. Diliberto, scusandosi, ha dichiarato di non essersi accorto della maglietta, cosa ampiamente plausibile. A ben guardare la signora indossa una giacchetta, che poteva aver coperto totalmente o parzialmente l'insensata scritta; Diliberto si trova di là da una transenna, per la photo opportunity s'è visibilmente sporto in avanti, e dal suo punto di osservazione il petto della signora è l'ultima cosa che si vede.

2. In Italia va diffondendosi un eccesso di prove iconografiche di psicologismi transitivi: prima di Diliberto fotografato di fianco alla fatale scritta, e che quindi vuole uccidere la Fornero, ci sono stati innumerevoli assessori fotografati insieme a mezzi cugini di camorristi, e che quindi sono camorristi essi stessi, veline fotografate insieme a calciatori, e che quindi ne sono state ingravidate, Bersani fotografati insieme a Di Pietri e Vendoli, e che quindi si sono incontrovertibilmente alleati. Ogni photo opportunity è diventata una photo inopportunity. A furia di ritenere che un'immagine fugace e decontestualizzata conti più di un ragionamento, stiamo regredendo all'età dei graffiti.

3. Diliberto è una brava e colta persona che ormai non conta più nulla. Se ieri non fosse stato fotografato insieme a questa burina cannibale nessuno si sarebbe ricordato che esiste, legittima eccezion fatta per i suoi studenti. La Fornero ha un bel dirsi disgustata dall'evenienza che un politico si lasci fotografare insieme a una militante pazza: si vede che da tecnica non ha contato quante foto a casaccio si lascino scattare i politici veri. La triste realtà è che il pericolo non è il povero innocente Diliberto ma la signora ingrassata, imbruttita, rancorosa e ottusa, perfetto simbolo di un dibattito sul lavoro delegato a parti in causa - la ministra del lavoro, la presidentessa di confindustria, la segretaria generale della cigl - incapaci di compromesso al punto da far insospettire perfino i più ingenui sostenitori delle quote rosa.