sabato 31 marzo 2012

La replica infantile del campionato del giorno prima era limitata alle azioni principali e piuttosto che sull’andamento della partita preferiva concentrarsi sul singolo gesto tecnico: lo pseudo-Vialli si sistemava spalle alla porta, lanciava la palla al cielo e sulla ricaduta tentava la rovesciata. Non ci riusciva e riprovava. Se ci riusciva riprovava lo stesso. Nel frattempo veniva travolto dallo pseudo-Weah che si era fatto allungare la palla da un passante e arrivava come l’uragano dal lato opposto del cortile. Per il portiere non faceva differenza, lui dichiarava di essere chissà chi ma al massimo gli riusciva Garella, e si gettava a corpo morto per respingere qualsiasi cosa gli tirassero: con le ginocchia, con le unghie, con la faccia e – quand’anche la palla impattasse il muro pieno – negava la rete dicendo che era palo.

Non sono solo i bambini che fingono di essere calciatori famosi; alle volte lo fanno anche i calciatori, magari già famosi di loro, che per superarsi fingono di essere altri calciatori ancora più famosi. Ricordo distintamente una sera in cui è accaduto che un portiere fosse tutti i portieri e lo racconto per il consueto anticipo di Quasi Rete: Inter-Genoa 3-1 ai supplementari, ottavi di finale della Coppa Italia 2009.