giovedì 8 marzo 2012

A voler scendere in vacui personalismi, trovo piuttosto inutile l'esistenza della festa della donna: a che serve generalizzare e democratizzare quando abbiamo già nel corso dell'anno varie feste della Madonna che una maggioranza sempre più vasta tende a confondere o a disattendere? E, a voler essere del tutto sinceri, trovo abbastanza ridondante anche la figura del presidente della repubblica: indipendentemente dall'individuo che ricopre la carica (dallo zenit di Cossiga al nadir di Scalfaro), mi sembra un incarico consolatorio per la falsa buona coscienza della nazione, un tizio relegato a un ruolo pittoresco - del tipo: "Ero capopartito, ora sono l'incarnazione dello Stato, un domani sarò senatore ai giardinetti" - senza però poter fare nulla di pittoresco e venendo limitato alla ripetizione coatta di un copione stantio, con le sole armi del severo monito, del profondo rincrescimento e della viva e vibrante preoccupazione. Ciò nondimeno stamattina alle sette o sette e cinque ho accolto con entusiasmo la notizia che, in occasione della festa della donna, il presidente della repubblica concluderà i lavori del convegno "Lavoro e famiglia, conciliare si può". Io, se fossi in lui, approfitterei per concluderli così: "Cari italiani, la maniera migliore per conciliare lavoro e famiglia sarebbe stata di non organizzare questo convegno e distribuire i soldi così risparmiati a qualche donna meritevole, acciocché lavori di meno e trascorra più tempo con marito e figli. Arrivederci". Se accade, ecco che all'improvviso festa della donna e presidente della repubblica diventano utili a qualcosa; se non accade, sapete di già come la penso.