martedì 26 giugno 2012



Il diario intimo dell'Europeo
Lunedì 18 giugno

h 20:45 Italia-Eire e Croazia-Spagna a Pavia
A dire il vero avevo capito che avremmo perso e che sarebbe finita ingloriosamente già di prima mattina, in un tempo dilatato che ho trascorso alle Poste, metà in coda metà allo sportello. Dovevo incassare un assegno speditomi dall’Inghilterra (un evento che, vi assicuro, non si verifica spesso) e mi ero messo con tutta la santa pazienza ad aspettare il mio turno che però non arrivava mai sia perché gli sportelli rapidi dedicati ai titolari di carta postamat andavano più lenti degli sportelli standard, comunque onusti di clienti sudaticci, sia perché l’impiegata principe dello sportello postamat faceva affondare il cliente che via via serviva in un gorgo nel quale a occhio non esistevano più un prima né un dopo ma solamente un cristallizzato attimino di attesa. Me ne accorgo dallo sguardo di terrore che la percorre quando le mostro l’assegno britannico, donde confusione fra sterline ed euro, incapacità di comprendere la misteriosa identità della valuta GBP, imprecisione nel ricopiare l’importo nonostante che le cifre restino uguali indipendentemente dalle lingue e dalla valuta, dimenticanza della necessità di leggere la barra della mia carta postamat prima di chiedermi di inserire il pin, addirittura un infortunio al polso sbattuto contro lo sportello medesimo nell’atto di far passare la carta attraverso il lettore, e poi ancora vana ricerca del modulo specifico, imploranti richieste ai colleghi, firme per dare l’assenso all’apposizione di altre firme, insomma un guazzabuglio tale da farmi concludere che se siamo così, e se giochiamo così perché siamo così, allora è la rovina inevitabile. Va detto che per la serata, in tempi non sospetti risalenti a mesi addietro, avevo organizzato la presentazione della nuova traduzione dell’Ulisse di Joyce fatta da Enrico Terrinoni e pubblicata da Newton Compton, scegliendo la data in quanto giorno feriale più vicino al Bloomsday (a Pavia il venerdì è festivo, come anche il giovedì pomeriggio; non si spiegherebbe altrimenti la ressa di studenti che fuggono su qualsiasi treno). Una volta che è stato diramato il calendario dell’Europeo, abbiamo convenuto che o bisognava spostare la partita o bisognava spostare la presentazione, ciò che abbiamo fatto anticipandola all’ora dell’aperitivo. Ho così avuto modo di usufruire di un’esperienza insperata, ossia guardare Italia-Eire con la consulenza del traduttore dell’Ulisse di Joyce, ossia l’unico altro ponte gettato tra le due culture oltre ovviamente a Giovanni Trapattoni. Mentre la guardiamo – in piedi nel chiostro del bar dell’Università, lui con una birra e io con una sprite perché non è che la mia flora batterica sia stata ricostruita in tempo di record – emerge che il giovane Terrinoni è già professore associato, viaggia tre giorni a settimana pur di esercitare, scrive, traduce, pubblica e ha pure una figlia, tiene quattro corsi, ha studiato in larga parte all’estero ed è sempre tornato in patria, lavora e non si lamenta eppure è italiano esattamente come l’impiegata delle Poste che nel frattempo si sarà fatta fasciare a scopo precauzionale il polso addebitando le spese mediche all’azienda quindi allo stato quindi alle tasse quindi a me. L’Italia, questa nazione controversa, alla fine vince e si qualifica.