venerdì 16 novembre 2012

C'è una parolina che ho cercato e ricercato nel testo di un articolo recentemente apparso sul Guardian, nonché fra i 215 commenti che ha causato fino al momento in cui scrivo, ma non c'è stato verso di trovarla.

Prima di svelare la misteriosa identità della parolina è però necessario fornire un minimo di contesto. Pochi giorni fa David Petraeus s'è dimesso dal ruolo di capo della CIA in ragione di una liaison adulterina con la propria biografa, e questo lo sappiamo tutti. Il paradosso che il capo dei servizi segreti si dimetta a causa di una relazione segreta lo abbiamo notato tutti. Il paragone poco lusinghiero fra le foto della legittima consorte e la Catwoman senza costume alla quale aveva ceduto la password della propria posta elettronica l'abbiamo azzardato quasi tutti. Quasi nessuno però ha preso carta e penna per difendere Petraeus e dire che l'eventuale apertura della sua braghetta è di sua esclusiva giurisdizione e pertinenza; e fino a metà novembre sembrava che la migliore apologia fosse stata la vibrante ma isolata colonna di Pietro Ostellino sul Corriere della Sera.

Poi, a sorpresa, è arrivato il Guardian, che il 13 novembre ha pubblicato un articolo di Helen Croydon dal titolo più che significativo: "L'infedeltà di Petraeus è affar suo". La biondissima e appariscente opinionista, autrice fra l'altro di un memoir sulla propria passione per gli uomini più anziani nonché di Cento lezioni di sesso in non più di cento parole, non è parsa per nulla intimorita dall'essere soltanto al secondo articolo sulle pagine sacre del progressismo britannico (fra parentesi, il primo risale ad agosto e s'intitola "La monogamia è un ideale fiabesco"). Ha preso a due mani l'ipocrisia e il moralismo dei salotti buoni anglofoni e li ha sbattuti con gli interessi in faccia al mittente.

L'articolo inizia con una domanda secca: "Sono affari nostri, o di qualcuno dei suoi supervisori al Congresso americano, se David Petraeus ha tradito sua moglie?". Per fugare ogni dubbio, la Croydon si risponde che "i suoi passatempi personali non sono materia di pubblico interesse" e altresì che "non sono affari nostri quali partner sessuali o circoli sessuali o preferenze sessuali vengano prediletti da qualcuno al di fuori dall'orario di lavoro; l'importante è che lavori".

La sua argomentazione è duplice. Alle persone di destra, specie a quelle che si dicono liberiste, ricorda che "l'adulterio può risultare sgradevole per molti, in questo clima sempre più moralistico, ma abbiamo il dovere di lasciare giudizio e condanna alle persone sulle quali ha un impatto diretto". "Ci sono stati molti casi", continua la Croydon, "in cui abbiamo perduto i servigi di persone competenti, non per mancanze nei loro doveri ma per giudizi puritani sulla loro vita privata, benché irrilevante". Quanto a Petraeus, "sì, occupava un ruolo pubblico, ma aveva diritto a una vita privata, a interessi privati e a decisioni autonome". Insomma, "di sicuro la storia merita pettegolezzi; ma merita anche un'inchiesta formale?".

Helen Croydon tuttavia si rivolge in particolare ai lettori di sinistra, quelli che comprano il Guardian ogni mattina per vantarsi della maggiore apertura mentale, della cultura più vasta, della radicale flessibilità nel riconoscimento del diritto alla felicità individuale secondo il tipo di amore che ciascuno ritiene più opportuno. "La fedeltà", ricorda loro la Croydon, "è una scelta di vita e un giudizio morale soggettivo; non è legge. Molte comunità chiudono un occhio di fronte a brevi scappatelle. Alcune coppie si accordano per restare aperte. Gli antropologi accettano l'idea che la monogamia non sia la naturale strategia di accoppiamento dell'uomo". Tradotto, chi critica Petraeus da sinistra è come minimo un sessuofobo, un fascista e un papista in incognito.

Non dev'essere una donna facile ad ammansirsi, Helen Croydon, anche perché per fine articolo conserva un colpo di grazia velenosissimo. "I titoloni e l'indignazione che circondano quest'affaire", scrive avendo cura che i lettori del Guardian si siano riavuti dallo choc, "puzzano di sadico compiacimento nell'assistere alla caduta di un uomo di successo, anziché denotare un effettivo timore razionale per la sicurezza della nazione. Ciò che dovrebbe allarmarci è piuttosto il nostro appetito voyeuristico per il chiacchiericcio salace, e non ciò che gli uomini di Stato combinano nella loro vita privata".

La parolina che ho cercato e ricercato in lungo e in largo, senza mai riuscire a trovarla, è "Berlusconi".

[Disponibile anche su Tempi.it con ammirevoli foto dell'autrice dell'articolo.]