lunedì 20 maggio 2013

Finalmente domenica!
Ultima giornata, 19 maggio 2013


Alla fine l’ultima giornata di campionato era importante quando facevo le elementari, le medie o il liceo, ossia quando era un trampolino verso un’estate pressoché immediata e segnava non tanto il momento dello stacco (seguivano, all’epoca, le ultime interrogazioni o gli esami) quanto la dimostrazione pratica delle promesse del futuro: le ultime partite venivano giocate con un’aura da ultimo giorno di scuola, talune con disimpegno talaltre con il la disperazione di chi non s’è impegnato prima, sotto il sole rilassato delle sedici e trenta; fra sussulti e sbadigli si iniziava a progettare la stagione che veniva, coi primi nuovi acquisti, le qualificazioni alle coppe europee, le promozioni, le retrocessioni, di modo tale che al futuro incasellamento delle squadre corrispondesse un rinnovato incasellamento della vita propria, un altro morso alla febbre di crescita che io e i miei coetanei pensavamo ci avrebbe portati chissà dove.

Ci ha portati qui, eccoci. Ora il campionato finisce ma noi no, la vita e i pensieri continuano uniformi fino ad agosto e anche quando siamo in vacanza non smettiamo di pensarci se non per finta, di tanto in tanto, sapendo che settembre è sempre dietro l’angolo e che fra un bel po’, ma non si sa quanto esattamente, ogni settembre potrebbe rivelarsi l’ultimo. Per questo inizio a confondere le stagioni una con l’altra, non ricordo quanti scudetti di fila abbia vinto la Juventus o chi si fosse qualificato per l’Europa League due anni fa (a bruciapelo non se lo ricorda nessuno, temo, nemmeno l’estensore dell’Almanacco Panini) e questo vale anche per i Giri d’Italia, i playoff di basket, gli Internazionali di racchettoni a Roma: un tempo ogni maggio segnava un salto mentre adesso qualsiasi maggio niente segna se non la prosecuzione della ruota. Per me da qualche anno segna tutt’al più l’inizio della stagione delle migrazioni, visto che inizia la tournée per conferenze e sfogliando l’agendina scopro con orrore che nel giro di in fin dei conti pochi giorni oltre che in Lombardia devo essere in Toscana, in Inghilterra e in Francia senza per questo essere dotato del dono dell’ubiquità come San Francesco.

O era Sant’Antonio? Mi è venuto il dubbio ieri sera, guardando La lingua del Santo di Carlo Mazzacurati, sin dai titoli di testa in cui i nomi degli attori scorrevano su “Guantanamera” in sottofondo. Ecco, ora la distinzione del maggio è che di qui in poi la sera, quando non ho niente da fare, dopo cena faccio due passi per il centro di Pavia con la scusa che devo tenere d’occhio la pressione (con la minima che avevo a Oxford potevano usarmi per gonfiare le ruote delle biciclette) e poi torno a casa e mi stravacco sul divano a vedere un film perché di primavera ho bisogno di dormire meno ore che d’inverno; ma questa è una distinzione di massima visto che, facendo una cura per potenziare le difese immunitarie da ottobre ad aprile, da un paio d’anni inevitabilmente mi raffreddo con ammirevole regolarità a settembre e a maggio così che riuscire a compiere la passeggiata serotina durante la mezza stagione diventa già grasso che cola.

“Guantanamera” ritorna anche alla fine del film, montata stavolta su immagini di repertorio che mostrano la traslazione anzi la restituzione della reliquia del Santo alla Basilica dopo il furto anzi il rapimento operato nel 1991, che riguardò in realtà il mento e non la lingua, e su questa musica essendosi fatta mezzanotte mi sono svestito preparandomi ad andare a letto. Ho dato un’occhiata alla fascetta riassuntiva del romanzo che avrei letto l’indomani, ho sfogliato le pagine inutili del Guerin Sportivo (quelle cioè che parlano del calcio italiano odierno, in particolare le interviste ai calciatori, che sono simili ai tornei di calcio fra intellettuali) poi, mentre recitavo compieta, da un’altra camera del collegio ho sentito distintamente arrivare le sillabe scandite di un’altra versione di “Guantanamera” che rispondeva alla mia e allora, clic, ho spento la luce.

["Finalmente domenica!" finisce qua. L'ultima puntata, completa della metà di Francesco Savio, si può leggere come sempre su Quasi Rete.]