martedì 7 gennaio 2014

Visto che non la voteranno mai, si può fantasticare sulla nuova legge elettorale. L'uninominale secca resta il migliore dei sistemi: si divide il Paese in tante circoscrizioni quanti devono essere gli eletti e il candidato che vi prende più voti si accaparra il seggio e risponde del proprio operato all'intero territorio che rappresenta. Siccome oggi l'Italia non è però il migliore dei Paesi, non merita questo sistema e deve cercarsene un altro.

E' evidente che l'unica legge elettorale che negli ultimi trent'anni abbia funzionato a queste latitudini è quella per i sindaci, che può essere agevolmente adattata alla scala nazionale in quanto concentra in sé tre grandi passioni italiane: il personalismo, la contrapposizione e il rimestio delle alleanze. Il problema del doppio turno è facilmente risolvibile con un accorgimento ulteriore. Basta che sulla stessa scheda - identica a quella delle elezioni comunali - l'elettore indichi con una croce il candidato per cui vota e col numero 2 quello al quale andrebbe il proprio voto se il preferito non dovesse arrivare al ballottaggio.

Poniamo che ci siano quattro candidati, che per convenzione chiameremo Berlusconi, Renzi, Grillo e Rockfeller. Se il mio preferito è Berlusconi, appongo la crocetta sul suo nome; poi mi dico che fra gli altri il male minore mi sembra Renzi e lo contrassegno col 2. Si contano le crocette per scoprire i due candidati che ottengono più voti. Se l'immediato ballottaggio dovesse essere fra Berlusconi e uno qualsiasi degli altri candidati, il mio voto resterebbe a lui anche nel riconteggio: in questo caso conterebbe ancora la crocetta. Se il ballottaggio dovesse essere invece fra Renzi e Grillo o fra Renzi e Rockfeller, il mio voto verrebbe riconteggiato a favore di Renzi come seconda scelta: in questo caso la crocetta sarebbe inutile ma conterebbe il numero 2. Se infine il ballottaggio dovesse essere fra Grillo e Rockfeller, il mio voto si trasformerebbe in scheda bianca.

Questo semplicissimo sistema ha altresì il vantaggio di essere troppo complicato per buona parte degli italiani, che s'ingarbuglierebbe e lascerebbe perdere perché non lo capisce; può dunque fungere anche da efficace antidoto contro l'eccesso di democrazia.