venerdì 7 marzo 2014

Non voglio essere governato dalle donne. Prima era un’intuizione sotterranea che io stesso disattendevo occasionalmente votando per questa o quella ritenendola meritevole della mia preferenza. D’altra parte, mi dicevo, cosa cambia se il politico è maschio o femmina? Ora non capiterà più, e lo dico con cognizione di causa. Carta canta. Sul Guardian ho trovato un prontuario di dieci consigli per le ragazze, solo e soltanto ragazze, che vogliono entrare in politica oggi per cambiare il mondo domani. Riassumo le istanze del quotidiano inglese a beneficio delle lettrici italiane.

Anzitutto non vogliate imitare Margaret Thatcher ma Stella Creasy, in modo tale da “non dover più sopprimere la vostra personalità né compromettere i vostri valori”, come a quanto pare faceva la Thatcher, ma da “mischiare compassione, famiglia, accudimento e cura con aspirazione, successo e leadership”. Se leggendo vi siete chieste “Stella chi?”, sappiate che la Creasy è una giovane parlamentare laburista il cui maggior merito è stato di rispondere per le rime agli insulti maschilisti che riceve via twitter. Non pensiate che sedere in parlamento sia l’unica forma di rappresentanza politica: partecipate invece alle campagne globali di Occupy o di Lose the Lad’s Mags, un’associazione il cui unico scopo è far sparire dalle edicole i giornali con le donne nude.

Concentratevi su un aspetto per volta, come Caroline Criado-Perez, la femminista il cui maggior merito è stato di patrocinare l’inserimento di Jane Austen al posto di Darwin sulle banconote da 10 sterline, di ricevere per questo degli insulti maschilisti su twitter e poi di aspettare che Stella Creasy rispondesse per le rime. Oppure fate come Jack Monroe, che ha aperto un blog su come cucinare con pochi soldi (ma non su come dev’essere dura la vita per una donna che si chiama Jack), oppure come Shelby Knox, che ha passato l’adolescenza a far aggiornare i programmi di educazione sessuale nelle scuole del Texas. Non siate timide quando si parla di parlare in pubblico, anche se ciò non significa che dovete presentarvi in topless come le Femen; tutt’al più, scrive il Guardian, “usate camicie scure, che camuffano le macchie di sudore da stress”. Considerate però che “non dovete nemmeno uscire di casa”, perché basta caricare la foto giusta su facebook o azzeccare l’hashtag per suonare il piffero della rivoluzione, e che “non siete mai troppo giovani” per iniziare a fare politica attiva. In questo l’Italia è all’avanguardia, anche se il tredicenne che pronunciava pubbliche contumelie contro Berlusconi al Palasharp era irrimediabilmente maschio.

Agite in gruppo, sia perché “qualsiasi donna che parli esplicitamente rischia una marea di minacce di stupro e di morte, o la pubblica derisione”, sia perché ciò “vi metterà in contatto con persone vivaci e idealistiche che vogliono cambiare il mondo”. Infine, visto che la politica è “dominata dai maschi”, sappiate che “tu puoi cambiare i termini del dibattito per sempre”. L’ultima parola è, manco a dirlo, un hashtag: #jobstillnotdone, che tradurrei con #cèancoradellavorodafare. Se questi sono i principii delle donne che entreranno in politica per cambiare il mondo, meglio tenerci gli uomini, meglio tenerci il mondo com’è.

[Disponibile anche sul sito di Tempi.]