lunedì 7 aprile 2014

Basta fare un salto a Roma per capire l'Italia; anzi, guardate, basta salire su Italo, il treno indipendente i cui clienti fanno battute del tipo: "Come va?" "A duecentocinquanta all'ora". Gli otto sedili davanti al mio erano occupati da due famigliole credo della provincia bergamasca, a giudicare dall'accento, che si erano ritagliate un paio di giorni liberi per andare a scoprire la civiltà. Ciascuna famiglia aveva due figlie, per un totale di quattro bestioline che per le intere tre ore di viaggio hanno corso, urlato, saltato, fatto casino in maniere talmente variegate da rendere impossibile perfino capire l'editoriale di Piero Ottone sul Venerdì di Repubblica. Dietro di me invece, di sguincio così che potessi di tanto in tanto voltarmi a guardarle, c'erano due giovani coppie che stavano lì in silenzio, si tenevano per mano, leggevano addirittura. Ebbene i quattro componenti delle giovani coppie hanno finito per trascorrere buona parte delle tre ore dapprima a guardare con orrore le bambine, poi con sgomento i loro genitori e infine con sospetto il proprio stesso partner: lì ho capito il nostro sottile paradosso demografico, lì ho intuito che gli italiani non fanno più figli per colpa degli italiani che li fanno ancora.