mercoledì 4 giugno 2014

Quando mi hanno consigliato Le inutili vergogne di Eduardo Savarese, mi avevano avvertito che avrei potuto scandalizzarmi per l'intensità delle scene omoerotiche associate alla tensione spirituale del protagonista. L'ho letto con attenzione e non mi sono affatto scandalizzato per questo, che anzi ho trovato ben trovato e rispondente a contraddizioni simili che albergano in ognuno di noi; mi ha mandato in crisi un personaggio secondario, un prete profondista secondo il quale servire Dio significa essere come si è. Allora ho scritto un pezzo per chiedermi se oggi un romanziere debba seguire più il modello Manzoni o più il modello Michela Marzano. In edicola sul Foglio di oggi.