martedì 23 giugno 2015

Laura Antonelli, tu muori e noi invecchiamo. Ricordiamo i tuoi film di quarant'anni fa ma fra quarant'anni di quali attrici italiane ci balenerà una lontana coscia, un reggicalze, una scala? Tutt'al più ricorderemo patinati appelli contro il femminicidio, servizi fotografici col velo haute couture in sostegno di Malala, interviste in serie sul ruolo della donna nella società da cui a stento sarebbe riuscita a risvegliarci la sottanina trasparente che nel febbraio 1980 indossavi sulla copertina di "High Society" (sottotitolo: "The magazine that does it all"). Laura Antonelli, probabilmente sei già in paradiso perché hai sofferto più di quanto avrai mai fatto soffrire e perché anche i maschi meno spirituali pregano sempre per le donne che hanno causato piacere gratuito, come il cane che non riesce a mordere la mano che gli dà da mangiare. Laura Antonelli, tu vivi perché sei già morta nell'ultima scena di Porca vacca, quando i due soldati Renato Pozzetto e Aldo Maccione stanno lì a discutere su chi dei due debba sacrificarsi per far saltare una diga contro gli austriaci e mentre loro parlano tu sei già sparita all'orizzonte carica di tritolo per riscattare un ruolo da troia truffaldina. Da quando ti sei sottratta ai nostri guardi siamo stati in grado solo di discutere e sindacare anziché sedurre e agire. Laura Antonelli, tu muori e l'Italia finisce.